
Per anni “To The ROOTS” è stato il nome che ha identificato il mio viaggio per l’Italia.
Oggi quel viaggio è finito, e ne rimangono: foto, storie e curiosità, tutte racchiuse in questo “nuovo” blog: “IN GIRO PER L’ITALIA”
La Storia
“To The ROOTS – In giro per l’Italia”
Una sfida.
È spinta da questa motivazione che anni fa decido di aprire un blog.
L’idea nasce dalla ricerca di una guarigione, di una via d’uscita dall’ossessione che avevo nei confronti del cibo e che aveva condizionato in maniera sproporzionata le mie scelte e relazioni. Non a caso il nome originale era “Diet? No, Thanks”, io, che di diete ne avevo provate tante, troppe, volevo liberarmi da questa fissazione.
Per me non esistevano le mezze misure: o seguivo una dieta rigida o mi ingozzavo di cibo e mangiavo fino a non riuscire più a respirare. Più di una volta ho pensato “Ok, questa volta non ce la faccio, questa volta muoio”.
Era così necessario cambiare l’approccio al problema, visto che i tentativi precedenti, che principalmente erano legati al cambio del nutrizionista o del dietologo di turno, erano falliti.
Quando, pur cambiano i soggetti, il risultano non cambia, non è sufficiente cambiare la squadra, ma è necessario cambiare lo schema del gioco, per vincere la partita.
Il controllo.
Era maniacale o era assente, quindi di fondo non esisteva.
In queste condizioni, la vera difficoltà è fingere che il problema non esista. Diventa così semplice recitare una parte con persone con le quali si hanno relazioni superficiali, ma con gli intimi è impossibile. Questi ultimi se ne accorgono subito se c’è qualcosa che non funziona nel nostro rapporto con il cibo, perché il cibo non è semplice alimentarsi: il cibo è emozioni, sentimenti, convivialità, condivisione, amore.
Sono così arrivata alla conclusione che, se davvero intendevo fare avvicinare qualcuno a me, prima di tutto era necessario fare pace con questo grande limite.
Il primo traguardo era smettere di abbuffarmi ogni volta che sgarravo, così come pesare perfino le foglie di insalata. Il secondo obiettivo era iniziare a vivere il momento del pasto con gli altri come una bella opportunità di condivisione e non come una violenza.
È in questo modo, e per questo motivo, che ho pensato a un viaggio culinario che toccasse tutta l’Italia insieme alle persone del posto, spesso sconosciuti.
Condividere la tavola con uno sconosciuto e la nostra ossessione può far diventare tutto molto più semplice o terribilmente faticoso.
“Portami a pranzo nella tua città”: è stata questa la richiesta di aiuto che ho lanciato a tutti per compiere questa impresa, che con il tempo è risultata poi la mia cura.
Amici, parenti, amici di amici, questi sono stati i primi partecipanti ad un format che è durato anni. Ammetto che in questo mi è stata di grande aiuto la partecipazione a un programma radiofonico su un’importante emittente italiana come Radio Deejay, dove mi è stato concesso lo spazio necessario per spiegare il mio progetto e rivolgere la mia richiesta.“Portami a pranzo nella tua città” è in questo modo diventato un gioco, un appuntamento fisso, il fulcro del progetto.
Inizialmente le persone pensavano che questa idea fosse mossa solo dal mio desiderio di provare a mangiare specialità del posto. Non era semplice spiegare che io odiavo mangiare e quindi era più facile nascondere il vero motivo, viaggiare con il sorriso sulle labbra fingendo che quello che stavo facendo fosse una gioia e non un enorme muro da abbattere.
La gioia arriva oggi dopo anni, dopo non essere più ricaduta in abbuffate che tolgono il respiro e ti fanno finire all’ospedale. Oggi sono riuscita a trovare un equilibrio che mi porta a non mettere sulla bilancia l’insalata, ma neppure a stare male per un giorno in più di pizza. “To The Roots – in giro per l’Italia” è stato quindi un viaggio per le tavole italiane, ma prima di tutto è stato un viaggio dentro di me.
L’equilibrio.
Ci vuole una grande forza per stare in equilibrio. L’equilibrio è molto più potente di qualsiasi eccesso.
Passiamo un sacco di tempo a credere che sia il “tanto” il vero metro di paragone per le cose belle e quindi spesso colleghiamo alla parola “tanto”, tutte le positività e alla parola “poco”, tutte le negatività.
Dietro al “troppo”, invece, non si ci cela mai qualcosa di realmente sano: amare troppo, parlare troppo, mangiare troppo. Il problema è che spesso non riusciamo a capire il momento in cui una cosa diventa “troppo”.
La vera forza sta proprio in quell’istante, quando una cosa dal “poco” sta per diventare “tanto”, è lì in mezzo che si trova la vera bellezza, la vera potenza dell’equilibrio.
Era quello che cercavo: riuscire a mangiare una volta fuori dagli schemi dettati da una dieta X, ma non per questo sentirmi in colpa. Volevo smontare il meccanismo che si era attivato dentro di me e che troppo spesso mi suggeriva: “Va bene, ormai questa volta hai sgarrato, ingurgita tutto quello che riesci mangiare, e da domani riparti a controllare tutto!”
Parto in queto modo e con questo obiettivo per un viaggio che durerà anni, pieno di persone, luoghi da vedere, emozioni, tantissime emozioni da provare e anche piatti da mangiare.
Volutamente ho sempre elencato il cibo per ultimo, anche quando tutti hanno sempre creduto che il cibo fosse il punto cruciale del mio progetto. Il cibo era il contorno, il cibo era il limite da superare, quello che per anni non mi aveva fatto viaggiare, conoscere posti, rapportarmi con le persone, perché era stato sempre trattato come un elemento primario, ora volutamente volevo metterlo in secondo piano.
Non a caso il nome del progetto “To The Roots – In giro per l’Italia” non riporta a qualcosa di legato al cibo. Il nome “To The Roots” ha accompagnato il mio viaggio alle origini, alle origini del mio problema, mentre “In giro per l’Italia” rimarrà per sempre anche a viaggio terminato, come una sorta di album fotografico di quello che ho fatto, vissuto, visto, assaggiato.
Quando mi sarei potuta considerare arrivata? Nel momento in cui sarei riuscita a visitare tutte le 107 province d’Italia, il viaggio poteva ritenersi finito, anche se poi il mio viaggio interiore scoprirò di finirlo prima, molto prima.
La cosa veramente assurda è stata quella di finire un viaggio così particolare e conviviale a pochi mesi dall’arrivo di una pandemia mondiale, in un particolare momento storico che tutti, e probabilmente anche chi verrà dopo di noi, ricorderemo per sempre.
Sono riuscita infatti a portare a termine la mia impresa, poco prima di vederla diventare illegale.
Ho passato anni a condividere la tavola, le forchette, il bicchiere con tutti gli sconosciuti d’Italia e oggi è consentito sedersi alla stessa tavola solo tra congiunti o parenti stretti. Ho abbracciato indistintamente estranei, amici e parenti e oggi trovo questo semplice gesto vietato. Penso a quello che ho fatto fino adesso e mi accorgo che probabilmente passerà molto tempo prima che le persone lo possano trovare “normale”, se mai normale lo è stato.

“Ci vuole una grande forza per stare in equilibrio. L’equilibrio è molto più potente di qualsiasi eccesso.“
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